Nel suo Atlante dei criminali, l’immaginario discendente di Cesare Lombroso raccoglie articoli di giornale, stralci di interviste, brani letterari che raccontano secoli di omicidi: da Erzbeth Bathory, la “Contessa Sanguinaria” che nel ‘500 uccise centinaia di giovani vergini per garantirsi la giovinezza eterna, a Ed Gain, il serial killer che realizzò un abito con la pelle delle donne assassinate; dalle Bestie di Satana, la setta che a cavallo del nuovo millennio terrorizzò la provincia di Varese con una serie di omicidi a sfondo satanista, al mostro di Udine, l’assassino mai individuato che ha ucciso almeno quattro donne, firmando i delitti con uno sfregio a forma di S sulla pancia delle vittime. Nelle “storie nere” Marco cerca i pattern, gli schemi ricorrenti che distinguono gli archetipi criminali.
Gli assassini non sono tutti uguali: agiscono in base a spinte diverse, attraverso strumenti diversi, contro persone diverse.
Movente, modus operandi e tipologia di vittima segnano ogni crimine come marchi: a Marco Lombroso spetta il compito di riconoscerli e seguirli per risalire al colpevole.